venerdì 14 settembre 2007

Con i lavoratori della CFP, contro le ambiguità delle non-decisioni

Il mito della Basilicata che deve essere “attrattiva” degli investimenti, anche attraverso l’assoluta passività dei lavoratori, è l’ultimo spauracchio che la Regione Basilicata (con una complicità più o meno palese di fette di sindacato) ha saputo esibire ai 69 lavoratori licenziati della CFP per evitare che questi potessero esercitare il loro diritto di scegliere le forme di conflitto che avrebbero forse dato fastidio a più di qualcuno, primo tra tutti lo stesso entourage regionale che, insieme a Tecnoparco consente, quotidianamente, che oltre 60-70 Tir di rifiuti tossici industriali vengano accolti in val Basento per essere “trattati” (?); rifiuti talvolta che nessun altro in Italia è pronto ad accogliere tranne questa porzione di territorio lucano trattato da vera e propria pattumiera grazie proprio alla irresponsabilità dei vertici della Regione Basilicata.
L’ennesima crisi, per una delle ultime testimonianze industriali della Val Basento, si chiude con un risultato per ora umiliante, quello cioè di non aver avuto nemmeno la certezza che le richieste minime dei lavoratori (cassa integrazione straordinaria e incentivi) siano state portate a casa. Vi è da sottolineare che nella riunione di qualche giorno fa al Ministero dello Sviluppo Economico, nessun politico di rilievo della nostra maggioranza regionale ha potuto dare manforte al pur determinato dott. Nardozza della Task Force occupazione. L’hanno ben notato anche i lavoratori, e denunciato ieri, al tavolo della Regione, all’unico assessore presente nel Palazzo, Santochirico.
La irresponsabile provocazione di Confindustria di Basilicata, che evoca fantasiose barricate e diffuse situazioni di illegalità da parte dei manifestanti, da reprimere con la forza, non è stata raccolta dai pacifici e determinati lavoratori; piuttosto, è stata “sposata” da chi, con minacce più o meno palesi, ha voluto suggerire una linea di ‘normalizzazione’ subalterna delle modalità di lotta di una classe operaia che si sta riducendo giorno per giorno al fine di lasciare il posto al deserto industriale ancora non bonificato dagli inquinamenti del passato e alla produzione di energia e allo stoccaggio e trasformazione di rifiuti e di gas.
Una inaccettabile situazione socio-economica che attraversa il mondo del lavoro/non lavoro, che rende incandescenti e magmatiche le dinamiche sociali che attraversano la Basilicata in un momento tanto delicato in cui anche il sindacato esprime talvolta tutti i propri limiti e le proprie contraddizioni (basta guardare al caso FIOM sugli accordi di luglio); che, invece, richiederebbe ben altra consapevolezza da parte di un bel pezzo del ceto imprenditoriale, che persino Prodi alla Fiera del Levante ha definito incapace e parassitario; e atti di umiltà anche da parte di coloro che hanno sempre creduto di saper interpretare al meglio le esigenze dei cittadini e dei territori.
Rifondazione Comunista continua ad essere a fianco dei lavoratori a sostenere le loro azioni di lotta anche mettendo a disposizione le proprie strutture.


Potenza, 12 settembre 2007

Gianni Palumbo - Segretario Prov.le PRC
Michele Saponaro - Segretario Reg.le PRC Basilicata

1 commento:

Anonimo ha detto...

Attraverso l'ultimo caso della Cfp comincia ad essere chiaro secondo me un'altro scenario.
Gli investimenti che vengono effettuati nella Valbasento sono un'autentica presa per i fondelli,gli investitori di turno vengono ad impiantare strutture già consapevoli che poi sposteranno altrove per convenienza e dopo aver sfruttato tutti i benefici dei finanziamenti vari che trovano nella nostra terra.
A tutto questo si associa la nostra classe politica regionale che ha quasi completamente trasformato la mentalità della nostra classe operaia e che non esercità più nessuna azione affinchè questa vergogna non avvenisse.
Non c'è più solidarietà nemmeno tra gli operai stessi.
Siamo ormai un popolo che sotto il nostro naso e nella nostra terra lasciamo fare ai grossi capitalisti tutto quello che vogliono.
Ora e più forte di prima l'azione del partito deve farsi sentire per la nostra classe operaia e per la nostra amata e "torturata" terra.